Sento lamentele - Gruppo Ventidue Srl

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Sento lamentele sulla mancanza di dialogo con i clienti: "Loro non rispondono alle mie telefonate". E te come ti comporti? Esattamente come loro!

BLA.... BLA... BLA… Quante parole e poca comunicazione!
Parliamo tanto e comunichiamo poco: usiamo le parole per noi stessi, non per metterci in relazione con gli altri. Le parole se sono al servizio della comunicazione, sono un eccellente strumento di relazione e di vendita.
Quante parole riempiono le nostre giornate, quante ne sentiamo, quante ne diciamo! Ma quante ne capiamo? E quante di quelle che diciamo vengono capite? Insomma quanto del nostro parlare è comunicare?


La differenza tra parlare e comunicare è infatti marcata, per quanto spesso confusa dato che entrambi fanno uso della parola. “Parlare” significa dire qualcosa attraverso le parole, non a caso deriva del termine “parabola”, di origine greca, assai in uso tra i primi cristiani. Nella lingua latina pre-cristiana parlare si diceva invece “loqui”. “Comunicare” viene dal latino, significa mettere in comune ed è proprio comune (“commune”) la parola composta che ha valore di compiere il proprio incarico, la propria funzione con gli altri (“cum” + “munis”). L’excursus storico linguistico sull’origine delle parole è illuminante: il significato dei due termini è completamente diverso e ha un valore altrettanto differente. Parlare ha un valore personale (si può parlare per se stessi) Comunicare un valore sociale (si comunica se c'è un'altra persona).
Per comunicare è necessario parlare (anche se conosciamo il grande peso che assume anche l’aspetto non verbale), ma non tutto il parlare è comunicare.
E’ comunicare solo se la parola arriva al destinatario, se serve alla trasmissione di un messaggio, se quindi assume significato comune e valenza sociale. Per avere valore comunicativo la parola deve essere compresa e condivisa.


Torniamo alla domanda con cui siamo partiti: quanto del nostro parlare è comunicare? Pensiamo alle nostre conversazioni verbali, alle nostre telefonate, ai nostri dialoghi di lavoro. Quante parole senza significato, quante frasi fatte, quanto rumore per nulla! Quanta paura del silenzio, però, che abbiamo, se passiamo il nostro tempo a riempirlo di parole! E quanto riceve il cliente durante questi monologhi?
Ci siamo mai domandati da dove nascono i contrasti, gli errori, i fraintendimenti, i conflitti, e, nell’ambito commerciale i mancati successi, le trattative sfumate, la perdita di clientela? Forse dalla mancanza di comunicazione. Che non è mancanza di parola, anzi, spesso è proprio un eccesso. La colpa è di chi non ci ascolta? O forse chi abbiamo di fronte sente senza ascoltare perché noi parliamo senza comunicare? Come possiamo pretendere di essere capiti, se abbandoniamo qualsiasi sforzo comunicativo? Se non cerchiamo di entrare in contatto con chi ci ascolta? O meglio, sai ascoltare? e poi comunicare???

Dott.ssa Patrizia Esposito
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